Le piante afferenti al genere Camellia L. hanno avuto, sino dal loro arrivo in Italia, attorno alla fine del Settecento, grande successo come piante ornamentali sia per l’adattabilità ai nostri climi che per la loro bellezza dovuta al fogliame sempreverde e alla fioritura spettacolare.
LA PRIMA CAMELIA “ITALIANA”
Ma a suscitare l’entusiasmo dei collezionisti fu soprattutto la facilità con cui, partendo dalla prima specie che arrivò in Italia (Camellia japonica L.), fu possibile ottenere nuove piante dai fiori molto più vistosi. In Toscana gli appassionati furono particolarmente numerosi: nel corso del tempo realizzarono molte cultivar (ovvero le varietà create dell’uomo) e ne importarono altrettante da altre regioni italiane e dall’estero.
Le cultivar di camelie furono impiantate nelle più prestigiose ville lucchesi dell’epoca, dando origine ad una vera e propria moda, la “cameliomania”, che ebbe il suo apice verso la metà dell’Ottocento.
PATRIMONIO DELLA LUCCHESIA
Queste piante, ormai divenute monumentali, costituiscono oggi un patrimonio inestimabile sia per bellezza che per rarità: le centinaia di camelie antiche ancora presenti nei parchi e nei giardini delle ville lucchesi, oltre a regalarci fioriture spettacolari, ci ricordano ancora oggi, con i loro nomi, personaggi e fatti dell’epoca.
È con lo scopo di conservare questo notevole patrimonio botanico, visto che spesso alcune cultivar sono presenti con un solo esemplare, che è nata l’esigenza di creare il Camellietum, che ospita tutte le cultivar che hanno fatto la storia delle Camelie nell’Ottocento in Toscana.
NASCITA DEL CAMLIETO
La zona individuata per realizzare l’ambizioso progetto – un terrazzamento alle pendici del Monte Serra – si presenta particolarmente adatta, sia per il microclima che per la copiosa presenza di acqua e la conformazione del terreno.
Nel marzo del 2005, alla presenza delle autorità locali ma anche di alcune autorità internazionali come il presidente dell’International Camellia Society, Mr. Gregory Davis, e di una delegazione proveniente dal Giappone, in particolare Kotaro Tanimoto, presidente dell’ Exporter’s Tea Association di Shizuoka, che da anni collabora nella realizzazione della manifestazione, venne posta a dimora la prima pianta.
Il Camellietum si estendeva inizialmente in quattro terrazzamenti, suddivisi in modo da dare una valenza anche didattica alla struttura: all’ingresso erano state posizionate le cultivar a fiore semplice e alcune specie di camelia diversa dalla Japonica, per dare al visitatore una approssimativa conoscenza del genere Camellia, per poi passare alla seconda piana dove erano presenti camelie a fiore semi doppio e terminare con altre due piane con piante a fiore doppio. Nel 2006 il Camelieto, come ormai comunemente viene chiamato, comprendeva circa 150 piante e 120 cultivar diverse; nel marzo dello stesso anno la dottoressa Andrea Dietrich, direttrice del castello di Pillnitz (Dresda, Germania), mise a dimora all’interno del giardino una pianta proveniente dalla famosissima e importante pianta madre tedesca.
IL PERCORSO DI CRESCITA
Nei due anni successivi il Camelieto ha conosciuto una crescita lenta ma costante di piante e di cultivar raggiungendo a marzo 2008 un numero di 250 piante e circa 200 cultivar diverse fra cui ad esempio le Cultivar Aspasia, Stella Polare e Stella di Compito, ritenute seriamente a rischio di estinzione. Proprio nel 2008 il Centro Culturale, grazie al contributo dell’amministrazione comunale di Capannori, acquisisce una collezione di camelie antiche dal signor Ponzanelli Mario di Marina di Carrara, grande appassionato che in più di trent’anni di viaggi, incontri e scambi, aveva accumulato una collezione di circa 800 piante e 650 cultivar diverse.
Dall’ottobre del 2008 ad oggi il Camellietum ha modificato enormemente la propria struttura e la propria essenza: l’estensione del parco è passata da circa 2.000 a 7.250 metri quadrati per poi raggiungere gli oltre 40mila in pochissimi anni.